Mi chiamo Tino, e faccio lo zerbino. Tutti mi passano sopra, qualcuno mi sbatte, mi fregano, mi spostano a loro piacere. Passano da me lasciandomi il loro sporco, entrano dentro una casa puliti e poi escono a riprenderselo. E io, qui in mezzo! Son sempre lì, mai mi sposto, solo gli altri metto a posto! Bei tempi, quelli dei Persiani, quando i miei avi erano decorati a puntino, e resi preziosi, e di grande valore! Qualcuno anche oggi cerca di imitarli, quei preziosi, ma sono ben pochi quelli di grande valore e tanti quelli di imitazione! E poi, quelli ancor più avi, quelli volanti? Ora non ce ne sono più, se non in fantasia! E anch'io, ogni tanto, sogno un po' a occhi chiusi - quando passano su di me - e un po' ad occhi aperti - quando non c'è nessuno sopra di me - di poter un giorno volare nel cielo, su in alto. Ma intanto, ad ogni risveglio, il mio esser qui sotto mi richiama all'ordine, ad accogliere con un mesto benvenuto chi è atteso a questo uscio. Ecco, ecco che ne arriva uno di corsa e con le scarpe tutte sporche! A me la terra e il fango, ospiti inattesi, e per voi eccomi pronto per aprirvi la porta del cielo!